lunedì 29 dicembre 2014

Quotidianità alterata e caffè speziato.



Buongiorno alla quotidianità,  ho letto stamattina in un post su Facebook di una mia cugina. Oggi molta gente è rientrata al lavoro. Prima parte delle feste natalizie finite, volate  come un soffio di vento gelido, simile a  quello che soffiava stamattina qui a Milano. Compiti, pulizie anche riposo e un accenno di dieta al tè verde. In attesa di un'altra festa, che io personalmente non amo tantissimo, l'ultimo dell'anno. Quest'anno sarà la prima volta che non lo festeggerò con Edoardo. E , prendetemi pure in giro, ma ci sto pensando e ogni volta che realizzo,  dei lucciconi fanno capolino. Queste feste sono state il palcoscenico di importanti prime volte, nessuno ci ha fatto caso, marito compreso, niente latte e biscotti per l'uomo vestito di rosso e insalata per le sue magiche renne. Niente campanellini nella notte, ecco perchè ho comprato una scatola di campanelline e ho invaso la casa con i loro suoni. Però l'attesa , anche se smorzata dal sonno, c'è stata. In questi giorni dovrò anche lavorare ad un nuovo progetto di solidarietà che vi racconterò. Naturalmente dovrò cucinare per la festa di mercoledì 31 dicembre. Preparare per  la cena dove andremo io, Marco e Beatrice e per la festa di Edoardo. Avrò la nausea di cotechini e lenticchie. 
Questo post sarà l'ultimo di questo 2014, poi arriverà l'anno dei 50 ... non sfumature di grigio, rosa, rosso o verde ma anni. Il mio mezzo secolo !!!
Vi lascio per i giorni di festa, di sci, di relax,  pigrizia, di chiacchiere con amici o familiari o una piccola coccola per voi, una deliziosa  ricetta per gustare un dolce e speziato caffè, magari decorato con della panna e scaglie di cioccolato.


Caffè speziato

Naturalmente da prepararsi con la caffettiera. Insieme alla polvere del caffè, aggiungere nel filtro anche un cucchiaino di cannella, qualche chiodo di garofano e un cucchiaino di cacao.

Quando il caffè sarà pronto, aggiungere a piacimento un cucchiaino di zucchero di canna o di miele . Decorare poi con panna montata e scaglie di cioccolato.
Accompagnare la bevanda con biscotti speziati alla cannella o al burro.

E naturalmente vi auguro con  le parole, i desideri, i sogni di questa bellissima canzone 
Buon anno fratello buon anno davvero e spero
Sia bello sia bello e leggero
Che voli sul filo dei tuoi desideri
Ti porti momenti profondi e i misteri
Rimangano dolci misteri
Che niente modifichi i fatti di ieri
Ti auguro pace risate e fatica
Trovare dei fiori nei campi d'ortica
Ti auguro viaggi in paesi lontani
Lavori da compiere con le tue mani
E figli che crescono e poi vanno via
Attratti dal volto della fantasia
Buon anno fratello buon anno ai tuoi occhi
Alle mani alle braccia ai polpacci ai ginocchi
Buon anno ai tuoi piedi alla spina dorsale
Alla pelle alle spalle al tuo grande ideale
Buon anno fratello buon anno davvero...
Che ti porti scompiglio e progetti sballati
E frutta e panini ai tuoi sogni affamati
Ti porti chilometri e guance arrossate
Albe azzurre e tramonti di belle giornate
E semafori verdi e prudenza e coraggio
Ed un pesce d'aprile e una festa di maggio 
Buon anno alla tua luna buon anno al tuo sole
Buon anno alle tue orecchie e alle mie parole
Buon anno a tutto il sangue che ti scorre nelle vene
E che quando batte a tempo dice andrà tutto bene
Buon anno fratello e non fare cazzate
Le pene van via così come son nate
Ti auguro amore quintali d'amore
Palazzi quartieri paesi d'amore
Pianeti d'amore universi d'amore
Istanti minuti giornate d'amore
Ti auguro un anno d'amore fratello mio
L'amore del mondo e quello di Dio...

giovedì 25 dicembre 2014

Una piccola storia per augurarvi buone feste-



La neve scendeva fitta, con fiocchi soffici  e grandi come eterei gioielli. Lei era seduta  sui gradini dell'ingresso della casa. Era il giorno di Natale. Si stava concedendo un attimo tutto per se. In mano una tazza di caffè speziato fumante e un piccolo sigaro. E guardava la neve scendere e si immaginava come sarebbe stato bello se ogni fiocco che toccava terra avesse portato via ingiustizie, guerre, povertà, dolore, ipocrisie, falsità ed egoismo. Come sarebbe stato bello se ogni fiocco fosse entrato nel cuore delle persone per ridare gioia e fiducia a chi l'aveva persa e amore a chi non l'aveva mai conosciuto. 
Poi si alzò e guardò laggiù verso il lago. Tutto con la neve entrava di prepotenza nel mondo delle fiabe. E una lacrima le scese, seguita da altre. Erano lacrime di soddisfazione, pace e gioia. Dopo quasi due anni di ricerche, rifiuti, scoraggiamenti era finalmente riuscita a trovare quella casa, la casa. E, soprattutto, era riuscita a radunare tutta la sua grande famiglia che dopo anni, forse decenni  di invidie e incomprensioni, ora, era  all'interno di quella vecchia, malandata, affascinante casa. Cugini, zii, genitori, fratelli, sorelle, cognate, nuore  che ridevano, giocavano, parlavano e in modo molto naturale si confrontavano. Alzò gli occhi al cielo e disse grazie ai suoi nonni . Grazie per averla cresciuta, grazie per aver cercato di renderla felice, grazie per aver giustificato i suoi genitori che presi dalle loro carriere spesso si dimenticavano di lei. Grazie per le parole, i gesti e le coccole che le avevano fatto. Grazie per averle insegnato a vivere con il cuore in mano. E ora grazie per averle donato quell'ultimo regalo. Le mancavano tanto, delle volte la nostalgia era come un sordo dolore. Ma era la vita, così le diceva la nonna. Non devi mai pensare che il tuo fato sia meglio o peggio di quello di un altro. Ognuno nasce con il proprio, poi sta a lui cercare di renderlo migliore. E lei ne era sicura lo aveva reso bellissimo. Con coraggio, con tante cadute dove si era fatta anche parecchio male, con lacrime, delusioni e a volte tanta tristezza. Ma ci era riuscita e la prova era dietro di lei. Le mura scrostate di Villa Adele, così l'avevano chiamata lei e i suoi cugini, e le voci all'interno che invadevano dolcemente il silenzio ovattato dalla neve.

Vi auguro care amiche e amici un Natale sereno, sinceramente condiviso con le persone che amate. Credo alla fine che il regalo più bello di Babbo Natale sia proprio questo.
Con affetto.
La vostra "quasi" blogger Paola.



venerdì 19 dicembre 2014

Cani, gatti & co.

Mancano 5 giorni a Natale, devo ancora comprare dei regali, fare la lista della spesa per quello che dovrò portare, anche se sono ospite, mi piace preparare dolci, antipasti o stuzzichini. Finire il pensiero per voi care lettrici e cari lettori che nonostante i miei saltuari abbandoni, non mi lasciate mai. E mi accorgo che le  giornate volano, non si riesce a fermarle, a rallentare le ore che inesorabili scorrono. Ma oggi a parte questa piccola premessa voglio raccontarvi dei miei animali, cani, gatti e cocoriti.
Perchè? Perchè qualche giorno fa un'amica di facebook ha scritto della  tristezza per la perdita del suo fidato e amato cane. Della nostalgia dei suoi sguardi, della mancanza delle sue coccole. E così all'improvviso mi sono venuti in mente tutti gli esserini a quattro zampe o a due con folto piumaggio, che mi hanno fatto compagnia nella mia vita. 
Premetto che il mio desiderio più grande è sempre stato quello di poter fare la veterinaria. Ma ahimè finite le medie sono dovuta "sottostare" al pensiero dei miei genitori. E ho scelto lingue. E poi nella vita ho fatto tutt'altro. 
Così riversavo la mia passione su ogni gatto o cane in difficoltà che  passava da casa mia.
Inizio con due piccoli, piumosi e simpatici pappagalli, Titti e Pedro. Due soggetti a dir poco interessanti. Avrò avuto circa 10 anni, mi ricordo che uscivano dalla gabbia, la tenevo in camera mia, e si posavano sulla scrivania mentre studiavo. Si avvicinavano a me e beccavano dalla mia mano, il maschio Pedro, intrepido pappagallo innamorato si arrampicava sulla mia gamba, subito seguito  dalla sua meravigliosa e timida Titti. Poi un freddo pomeriggio di febbraio, nevicava ,mia madre lasciò aperta la finestra del salone e non si accorse che la gabbietta era aperta. Pedro,  indomito e curioso uscì dalla gabbia e prese il volo. Non lo trovammo mai più. E qualche settimana dopo, morì anche Titti, sicuramente straziata per la solitudine dopo l'abbandono del suo Pedro.
La mia disperazione, per queste perdite, si placò quando un giorno mentre sdraiata sul letto leggendo Topolino  sentii a Radio Reporter l'annuncio di una signora che cercava qualcuno a cui regalare dei gattini. Chiamai mia madre, che era nel suo laboratorio, e le chiesi, pregandola in ginocchio e promettendole ogni cosa, di portarmi a prendere uno di quei gattini. Sapevamo entrambe che la reazione di mio padre non sarebbe stata facile da gestire, ma il giorno dopo Tita (credo in onore di un ex giocatore dell'Inter, almeno questo dovevo concederlo a mio padre) entrò a far parte della vita della mia famiglia. Una gattina nera, occhi verde smeraldo e una macchiolina sulla gola. Una gattina molto snob, delicata, altezzosa e compagna di giochi e avventure. Solitaria ma molto ruffiana. Dopo le prime remore mio padre la accolse, e divenne la sua Tita. Quando rientrava dal lavoro la prima cosa che chiedeva era dove fosse Tita. Questa meravigliosa gattina nera  ci lasciò dopo 19 anni di compagnia, ron ron, assalti a innocenti fidanzati e tenere coccole. 

Tita sui tetti toscani.
Nei diciannove anni di Tita riuscii anche a salvare da un incidente un grosso gattone rosso, lo chiamai Rossone, lo salvai, lo portai dal veterinario e  lo accudii. Naturalmente relegato in cantina. E quando si rimise, una mattina gli portai da mangiare, lui mi guardò, miagolò e senza che io riuscissi a fermarlo scappò. Non lo vidi e trovai mai più. Dopo la morte di Tita convivevo con Marco. Abitavamo a Millepini, una piccoli oasi di pace a sud di Milano. Paradiso di cacciatori. Ed è stato grazie ad un anziano cacciatore ed al suo bellissimo Bretone che convinsi Marco a prendere un cane.
Un sabato mattina ci recammo al canile della mia zona e fu lì che incontrai e mi innamorai di Jack. Un Epagneul Breton che da cinque anni era rinchiuso in canile, perchè nonostante fosse di pura razza aveva paura degli spari. Era sporco, pieno di zecche, malato e con occhi dove il terrore predominava su tutto. Lo portammo a casa, bagno, veterinario e tanta pazienza per curarlo. Un cane di una bontà indescrivibile. Gli feci punture, clisteri, li misi gocce negli occhi, pastiglie in bocca e mai una volta tentò di morsicarmi per il dolore.
Fu il guardiano di Edoardo quando nacque un anno dopo, la mia baby sitter personale che mi avvisava quando Edoardo era sveglio o piangeva o mi chiamava. Mi ricordo la prima volta che lo portai senza il guinzaglio a correre nei campi dietro casa. Fu una gioia immensa vederlo dapprima annusare con cautela tutto in giro e poi iniziò a correre a perdifiato, felice con le su orecchie al vento e con uno sguardo che mi ripagò di tutte le fatiche nel curarlo. Aveva solo un piccolo difetto, quando lo portavamo fuori con il guinzaglio l'indole di cane da caccia saltava fuori all'improvviso e il suo naso iniziava a "lavorare". Mi chiedo come non gli fossero mai venuti i crampi. E a causa di questa indole  strattonava e tirava tantissimo. Parecchie volte ha pericolosamente attentato alla mia vita. Ha "sopportato" anche l'arrivo della piccola peste Beatrice, che piombava all'improvviso su di lui per abbracciarlo e accarezzarlo, e lui mai una volta che avesse mostrato i denti. Paziente e dolce.  Jack dopo tante coccole, tanti sospiri quando Marco occupava il suo posto sul divano, tante corse in montagna, tanti viaggi insieme, tanti sguardi fatti di una riconoscenza che non credo esista negli umani, tante carezze è andato via  un giorno di maggio.

Jack in tutto il suo meraviglioso splendore
E per finire questo post,  dopo anni a pregare il padre per avere un cucciolotto  un anno e mezzo fa, è arrivato nella nostra casa non un cane, ma un gatto, che dire il Gatto Tigro. Un esserino dolce che si sta trasformando in un bel gattone, lunatico, mangione, coccolone quando lo decide e dove vuole lui, un fanatico giocatore di nascondino e un provetto calciatore con gli scarti e le parate quando gioca con la  sua pallina da ping pong. Un cacciatore spietato di cimici, mosche e vespe. Gatto strano che ti guarda dalla scala a testa in giù, che corre all'improvviso come una saetta e poi arriva facendo le fusa. A volte  penso sia la reincarnazione del mio cane. Strano, affamato e sconclusionato come lui.

Innocenza felina
Ah nell'elenco dimenticavo le mie dolci amiche  coccinelle, con le quali giocavo sul balcone costruendogli la casa con una scatola da scarpe e il  letto con foglie e pezzi di stoffa. E quando volavano, giustamente, via  piangevo lacrime di abbandono. 
Credo, anzi ne sono certa,  che la mia vita senza questi meravigliosi personaggi sarebbe stata completamente diversa e non così ricca di tante emozioni.




lunedì 15 dicembre 2014

La torta di mele della nonna di Benedetta Parodi.


Io non sono certamente  una grande cuoca, anzi nemmeno una cuoca. Quando ho voglia, tempo e come ho già detto in un altro post, tutti i pianeti sono allineati nel modo giusto mi piace mettermi ai fornelli. Soprattutto la domenica mattina quando  per il pranzo cerco sempre di preparare qualcosa di gustoso, particolare e desiderato.
Ogni pranzo domenicale, quando siamo a casa, è sempre composto da un buon primo, un secondo, il contorno e naturalmente il dolce.
Ieri mattina mi sono alzata presto e nelle ore che hanno preceduto la sveglia del resto della famiglia e di conseguenza la fuga della tranquillità, ho cominciato a cucinare e pensare a un dolce. Mi piace svegliarmi presto, quando ancora tutto è silenzio e fare le mie cose con calma. Bere una tazza di tè verde, ascoltare il telegiornale, scrivere o cucinare. In queste ore rifletto, penso, mi consiglio, ahimè parlo da sola, progetto e appunto cucino. Ritornando al dolce che dovevo preparare ho pensato di sfogliare uno dei primi libri scritti da Benedetta Parodi, Cotto e mangiato e ho deciso di fare la classica e mai tramontata Torta di Mele.

Concedetemi una parentesi di nostalgia. Questo libro mi è stato regalato dai miei ragazzi un compleanno di alcuni anni fa. Quando lo aprii e lessi la dedica, mi ricordo, piansi tanto perchè sapevo che l'innocenza di quelle parole presto sarebbe svanita, rapita dall'adolescenza. Ecco la dedica: " Per la mia e nostra ultra mammina. Sei la donna più (tutti gli aggettivi belli) di tutto l'universo. " Scritta da un Edoardo ancora cucciolo e firmata dalla piccola, paffutella e dolce Beatrice. 

Benedetta Parodi nel libro riporta sette ricette di questo delizioso dolce. Io ho sempre fatto la sua ricetta. Ieri, e lo ammetto per sbaglio, ho cominciato a tirar fuori gli ingredienti per la Torta di mele di sua nonna. Quando mi sono accorta dell'errore era troppo tardi e devo dire fortunatamente. Risultato? Fantastico. Soffice, dolce, con i pezzetti di mele che si scioglievano in bocca. Ha riscosso entusiastici consensi, molti di  più rispetto alla solita che preparo, sicuramente  più light ma, assolutamente meno Torta di mele.
Credo che sia il dolce per antonomasia, è la torta che ha sempre preparato nonna Papera, come dimenticarsi della sua apple pie? E' la prima torta che ho mangiato a casa di mia suocera, la prima sera che mi ha invitato a cena. E' la torta che ha accompagnato per tanti anni i pranzi e le cene a casa sua, a Milano o in montagna. 
Credo si possa affermare che la torta di mele è sempre stata e sempre lo sarà la Torta con la t maiuscola.



Torta di mele della nonna

1 kg di mele renette
180 gr di burro
200 gr di zucchero
4 uova
140 gr di farina
1 cucchiaino di lievito per dolci
1 bustina di vanillina
1 limone
sale

In una terrina mescolare insieme il burro fuso con lo zucchero, poi aggiungere i tuorli, la farina con il lievito, la vanillina e il sale. Montare gli albumi a neve e incorporarli delicatamente all'impasto. Condire le mele, tagliate a pezzi, con un pò di zucchero e qualche goccia di limone e aggiungerle nella terrina dell'impasto. Amalgamare con delicatezza e versare il tutto in una forma rettangolare foderata di carta da forno (io ho usato la mia solita tortiera rotonda e come sempre non ho usato la carta forno, ma l'ho imburrata ed infarinata). Cuocere in forno a 160° per circa 1 ora, aggiungo io dipende dal forno.






giovedì 11 dicembre 2014

Un ricettario anche di nonna Vera.


Dicembre, anno 1975, quinta elementare. Il regalo di Natale per mia mamma. Un quaderno dalla  carta vellutata verde e una decorazione con un improbabile cuoco che ora ha perso il suo prezioso grembiule.  Una raccolta di ricette. Alcune consigliate e dettate da Nonna Vera, altre ricette  trovate sullo storico giornale letto da mia madre (legge ancora quello ... ) e altre  portate dalla mia meravigliosa maestra Rina. 
Un quaderno che ancora oggi a distanza di  tanti anni uso per un dolce tipico dei nostri pranzi natalizi ... pranzi di gusti milanesi e toscani. Sto parlando del panettone ripieno. Questa particolare ricetta arriva dalla Toscana, appunto da nonna Vera, e forse è anche questo il motivo per cui ogni anno lo preparo. E' un piccolo gesto per averla vicina. E mentre impasto, sciolgo, aggiungo e assaggio "SENTO" i suoi toscani rimproveri su come bisogna montare le uova o come tagliare il panettone. Non è un piatto molto costoso, sicuramente molto calorico ma eccezionale. Nel mondo virtuale troverete  svariate ricette per fare questo dessert,  ma nessuna ha gli stessi ingredienti di quello preparato da mia nonna. Non conosco la sua storia, ne da dove provenga questa tradizione. Provatelo, almeno per una volta. 



Panettone ripieno

Panettone di 1 kg
3 etti di cioccolato fondente
3 uova
1 etto di gradina (dalla ricetta di nonna) ora io uso il burro
4 etti di panna
1 bicchierino di rhum
3 cucchiai di caffè ristretto
pinoli q.b.

Tagliare la calotta del panettone, svuotarlo all'interno senza rompere le "pareti" del panettone.
Sciogliere il cioccolato nel caffè a fuoco lento poi aggiungere la margarina e il rum. Mettere tutto in una terrina e metterci un tuorlo alla volta, sempre mescolando, poi la panna a cucchiaiate e le chiare montate a neve. Sbriciolarci i resti del panettone amalgamare il tutto.
Riempire il panettone, chiudere e conservare in frigo per 12 ore prima di servire.




martedì 9 dicembre 2014

EcheNatalesia ...


Come da tradizione milanese fatto albero e presepe. Il primo come sempre dopo averlo completato decido che è ancora work in progress. Devo assolutamente aggiungerci qualche altra decorazione. Pensavo a delle piccole mele rosse.
Il presepe opera di Beatrice non si tocca. Minimalista ma anti Tigro.
Viaggiando nel mondo di Pinterest ho visto fotografie di alberi meravigliosi, stile shabby , country, vintage e le idee che mi sono venute sono state veramente molte. Poi quando mi sono trovata davanti lo scatolone del mio albero, il gigante barattolo  delle mie decorazioni è tutto svanito ed è prevalsa la voglia di usare questo albero che ci fa compagnia da circa 14 anni. 
Le palline, i lavoretti, i cuoricini, le donnine, le vecchie sorprese degli ovetti Kinder, le renne colorate dai bambini e tante altre cose mi hanno convinto a lasciare da parte abeti veri e luci bellissime. Soprattutto  quest'anno che non ci sarà più la trepidante attesa dell'arrivo di  Babbo Natale, ho voglia di un pò di magia, di ricordi e di nostalgia.
Comunque ritornando al Natale ieri Beatrice mentre facevamo l'albero mi ha chiesto : "Mamma dimmi la verità, i regali me li avete sempre portati voi?"
Io sono rimasta un attimo in silenzio, non sapendo cosa dire, poi le ho detto quello che ho sempre pensato. " Amore mio, per me Babbo Natale esiste, è la magia del Natale che prende la forma di un grosso signore vestito di rosso. E' la trepidante attesa di qualcosa di bello, di aspettato. E' la voglia di credere nelle fate, negli elfi, nelle sue renne e in lui. Non importa la provenienza dei giochi ma quello che conta è che i bambini vivano con gioia e serenità e con un pizzico di mistero la notte di Natale. " "Mamma non ho tanto capito quello che hai detto, ma grazie ."  Babbo Natale esiste. 

  

sabato 6 dicembre 2014

Sant'Ambroeus

A Milano nei prossimi giorni sarà festa, perchè domenica 7 ottobre è la ricorrenza del Santo patrono, Sant' Ambroeus (Sant'Ambrogio). Quindi scuole chiuse fino a martedì, fiera degli Oh bej Oh bej, un'antico mercato artigianale che pare risalga al 1288. Bancarelle colorate e profumate faranno da cornice alla bellissima piazza Castello e da tradizione albero di Natale e presepe nelle case.
E la sera del 7 dicembre ci sarà la prima alla Scala, evento a livello mondiale, quest'anno andrà in scena Fidelio di Ludwig van Beethoven.



Io mi prendo qualche giorno di riposo, nulla di particolare ma ogni tanto devo fuggire e respirare altre arie. E al rientro albero di Natale e presepe. Auguro buon fine settimana a chi non è di Milano e buon Sant'Ambroeus ai milanesi e dintorni. 






mercoledì 3 dicembre 2014

Un pò del mio Natale e le liste.


E' lui. Il Calendario dell'Avvento. Handmade e apprezzato, anche dal gatto Tigro. Solo oggi sono riuscita a postarvi le fotografie, ma è attivo da lunedì primo dicembre. Semplici sacchettini, con stoffe che avevo in casa, nastrini e spago naturale. All'interno cioccolatini, piccoli oggetti e tanto tanto amore. I sacchettini li sto tenendo. Ogni giorno dopo averli aperti finiscono nella mia scatola, archivio, contenitore e raccoglitore di ricette, fogli vari, scontrini, piccoli ricordi, monete, candele, lavanda. Un giorno vi parlerò di lei. 


E per arredare anche le mie porte, degli anelli per il bastone delle tende, della semplice passamaneria e un vecchio e riciclato sonaglio che mi piace pensare possa richiamare gli angeli. 



Qualche post fa vi avevo accennato alle liste. Sono elenchi che io faccio su una vecchia Moleskine nera. Elenchi  di cose concrete da fare, di progetti, di idee, di persone, ricette, menù, di libri o canzoni. Ogni cosa che mi piace, ogni nuovo lavoro che voglio fare, ogni problema che bussa alla mia porta trovano posto nelle pagine oramai consumate e vissute e macchiate di questo piccolo e prezioso libricino. Perchè faccio continuamente elenchi? Non lo so, l'ho sempre fatto. Prima di organizzarmi con un quadernino erano foglietti volanti, fazzoletti o tovaglioli di carta, pagine strappate di vecchie agende o fogli di giornale. Non c'è un tempo o un orario stabilito per le liste, non ci sono giorni dedicati a questo. Capita così che all'improvviso, prendo una matita e inizio ad elencare. Alla fine mi sembra che tutto vada meglio. Ho la sensazione che nella confusione mentale della mia testa qualcuno abbia aperto una finestra e fatto entrare aria fresca. Una volta mi hanno detto che è abbastanza comune per i nati sotto il segno dell'Acquario, con ascendente Acquario. Chi è, astrologicamente parlando, sotto l'influenza piena di questo segno zodiacale ha la necessità di scrivere e quindi concretizzare quello che pensa, ama, vuole, cerca o vorrebbe. Sono convinta che senza le mie liste non potrei affrontare con ordine e razionalità le mille cose che devo e voglio fare. E vi assicuro che potrebbe essere molto pericoloso. Vero Marco ???





lunedì 1 dicembre 2014

Il pomeriggio a me dedicato e la ricetta del mio Crumble di mele.


E' lunedì. Uno dei miei giorni preferiti, anzi dei pomeriggi preferiti. In questo giorno della settimana solitamente quando rientro, dopo aver preso Edoardo e Beatrice posso mettere nel garage  la macchina. E allora? Allora? E' una meraviglia, una gioia immensa. In casa tutto il pomeriggio io la streghetta e il conte. A fare i compiti, a litigare, a fare velate coccole (senza esagerare)e  a chiacchierare, quando il vento gira per il verso giusto, naturalmente. Studiare insieme, ridere e prendersi in giro. Succede purtroppo solo il lunedì, poi tra vari impegni extrascolastici, lezioni su skype, fisioterapisti e amici devo sempre aspettare con trepidazione il lunedì successivo. Quando posso godere di briciole di tempo che i due pargoli "decidono" dedicare alla mamma. 

Sabato sera ho avuto amici a cena. La mia amica mi ha mandato un messaggio dicendomi che il dolce lo avrebbe portato lei. Bene, penso io, una cosa in meno da fare. Ma ... poi ci sono sempre i ma. Non riesco a preparare una cena senza cucinare anche un dolce, seppur piccolo o banale. Allora ho pensato al crumble di mele. Una ricetta semplice, veloce e dal sapore delicato ; che non è un proprio e vero dessert ma un piccolo tocco di dolcezza per gli ospiti. Crumble, crumb  in inglese vuol dire sbriciolare. E di solito penso a questo dolce quando avanzo del pandoro o panettone (meglio il pandoro). Si possono usare le mele o le pere. Io preferisco le prime. Eccovi la ricetta, se dopo le feste o prima vi avanza del pandoro, basta sbriciolarlo aggiungere una mela e pochi altri ingredienti ... e il vostro momento di coccole dolci è assicurato.


Ingredienti
Pandoro o panettone avanzato (circa due fette)
2 mele rosse di media grandezza
30 gr di burro
cannella in polvere
3 cucchiai di zucchero di canna
il succo di un limone 

Pelate e tagliate a dadini le mele. Mettetele in una pentola antiaderente con 20 gr di burro, fatele "rosolare" per alcuni minuti poi aggiungete il succo del limone lo zucchero ed infine la cannella. Fatele cuocere per dieci minuti. Ungete una pirofila con il restante burro e versate le mele. Sopra sbriciolatevi il pandoro o il panettone. Fate grigliare nel forno per qualche minuto. Togliete il crumble dal forno lasciatelo intiepidire e spruzzatelo di zucchero a velo. E godetevi la bontà di questo piatto.